sabato 21 febbraio 2009

Due o tre cose sulla dignità

Questo è ciò che sriveva il grande giornalista Indro Montanelli ad un lettore che gli attribuiva una critica nei confronti della chiesa, pochi mesi prima della sua morte.

“ Io non mi sono mai sognato – scriveva Indro Montanelli – di contestare alla Chiesa il suo diritto a restare fedele a se stessa, cioè ai comandamenti che le vengono dalla Dottrina. Ch’essa sia contro l’eutanasia perché la Dottrina, cioè il Verbo attribuito al Signore, prescrive che l’uomo debba ignorare il giorno della propria morte, è più che naturale, e non vedo come potrebbe essere altrimenti. Ma ch’essa pretenda d’imporre questo comandamento anche a me che non ho la fortuna ( e prego di fare attenzione alle mie parole: dico e ripeto non ho la fortuna) di essere un credente, cercando in ogni modo e attraverso tutte le influenze di cui dispone – e che non sono, come lei sa, poca cosa – di travasarlo nella legge civile, in modo che diventi obbligatorio anche per noi non credenti, le sembra giusto? A me, no. A me sembra che l’insegnamento della Chiesa debba valere per chi crede nella Chiesa, cioè per i “fedeli”. Ma non per i “cittadini”, fra i quali ci sono – e in larga maggioranza – i miscredenti, gli agnostici, i seguaci di altre religioni. Perché costoro devono adeguarsi a un “credo” nel quale non credono? La Chiesa ha tutto il diritto di continuare a predicarlo e di fare tutti i suoi sforzi per svogliare, per esempio, i medici dal praticare la cosidetta “ dolce morte” anche nei casi in cui la vita è diventata, per il paziente, una tortura senza speranza. Finch’essa opera e si appella alla Legge Divina, è libera di dire e fare ciò che vuole. Ma quando cerca di influenzare la Legge Civile, commette un abuso perché toglie al cittadino una scelta che gli appartiene”.
Di fronte a leggi come quella olandese, per la quale l’eutanasia, rispettate certe condizioni, non è un reato, taluni sono portati ad inscenare equivoci del tipo addirittura di una specie di “ suicidio di Stato”. “ questo è un equivoco – diceva il grande giornalista – al quale non posso rassegnarmi. “La mia opinione è semplicemente questa: che quando un invalido, per qualunque motivo lo sia, non ha più la forza di sopportare le sofferenze fisiche e morali che l’invalidità gli procura, e senza speranza di sollievo se non quello procurato dagli analgesici, ha il diritto di esigere dal medico il mezzo per abbreviare questa Via Crucis; e il medico ha il dovere di fornirglielo, sia pure riservandosi la scelta di una procedura che lo metta al riparo dalle conseguenze penali di una legge che andrebbe, come tante altre, aggiornata; ma che nessun Parlamento, né presente né futuro, mai sarebbe capace di affrontare senza trasformarla in una rissa di partito a scopi puramente demagogici ed elettorali”.
Indro Montanelli

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