martedì 12 maggio 2009

Il disprezzo del dogma.

Ebbene sì, questa cari amici è la reazione di una persona disgustata e profondamente amareggiata dalla constatazione che, ancora oggi, molti individui formanti la nostra società prediligono il dogma alla tolleranza.
Vedete, vi sono innumerevoli specie di dogma, ognuna arroccata alle proprie verità presunte ed ognuna protesa alla quotidiana conversione forzata dei presunti eretici.
La specie che più disprezzo è quella che trae le proprie verità da un elemento considerato divino, appunto perché, spacciando per inconfutabile ciò che in realtà non si conosce, svia le menti dal ragionamento obbiettivo.
Tutte le religioni, nessuna esclusa, appartengono a questa categoria.
A seguire, in questa mia personalissima classifica, vengono tutte le specie che trovano la propria ragion d’essere in quelle ideologie politiche nate per sostenere i privilegi di una classe sociale piuttosto che un’altra, in primis tutti i fascismi e comunismi di varia forma e natura.
Ma per quale ragione la cultura laica-liberale, quel bellissimo esempio di tolleranza e democrazia di stampo risorgimentale, non riesce ad attecchire in questa disastrata Italia?
Ma perché il dialogo ed il ragionamento non prevalgono sulle posizioni di parte?
Ma perché ci deve essere sempre qualcuno pronto ad inculcarti le proprie verità?
Ma perché dobbiamo sempre chiedere a qualcuno da che parte sta?
Pur nella tristissima constatazione dei fatti, non mi rassegno e mai mi rassegnerò nella propaganda per un modo di relazionarsi “APERTO”, “UMILE”, “COSTRUTTIVO”, lontano dalle prese di posizione “a prescindere”.

V.C.

lunedì 23 febbraio 2009

L' Italia (M. Masini)

E’ un Paese l’Italia dove tutto va male, lo diceva mio nonno che era un meridionale.
Lo pensavano in tanti comunisti presunti e no…E’ un paese l’Italia che governano loro
Lo diceva mio padre che c’aveva un lavoro e credeva nei preti che chiedevano i voti, anche a Dio!
E’ un paese l’Italia dove un muro divide a metà: la ricchezza più assurda della solita merda,
coppie gay dalle coppie normali.
E’ un paese l’Italia… che rimane fra i pali...come Zoff!
E’ un paese l’Italia di ragazze stuprate dalle carezze di un branco cresciuto dentro gabbie dorate,
perché è un paese l’Italia dove tutto finisce così.
Nelle lacrime a rate che paghiamo in eterno per le mani bucate dei partiti del giorno, che hanno dato all’Italia per volare nel cielo d’Europa una misera scopa!
E’ un paese l’Italia dove l’anima muore da ultrà nelle notti estasiate, nelle vite svuotate dalla fame dei nuovi padroni.
E’ un paese l’Italia che c’ha rotto i coglioni!
Ma è un Paese l’Italia che si tuffa nel mare, è una vecchia canzone, che vogliamo tornare a cantare.
Perché se l’ignoranza non è madre di niente e ogni cosa rimane com’è…Nei tuoi sogni innocenti c’è ancora l’odore di un’Italia che aspetta la sua storia d’amore.

sabato 21 febbraio 2009

Due o tre cose sulla dignità

Questo è ciò che sriveva il grande giornalista Indro Montanelli ad un lettore che gli attribuiva una critica nei confronti della chiesa, pochi mesi prima della sua morte.

“ Io non mi sono mai sognato – scriveva Indro Montanelli – di contestare alla Chiesa il suo diritto a restare fedele a se stessa, cioè ai comandamenti che le vengono dalla Dottrina. Ch’essa sia contro l’eutanasia perché la Dottrina, cioè il Verbo attribuito al Signore, prescrive che l’uomo debba ignorare il giorno della propria morte, è più che naturale, e non vedo come potrebbe essere altrimenti. Ma ch’essa pretenda d’imporre questo comandamento anche a me che non ho la fortuna ( e prego di fare attenzione alle mie parole: dico e ripeto non ho la fortuna) di essere un credente, cercando in ogni modo e attraverso tutte le influenze di cui dispone – e che non sono, come lei sa, poca cosa – di travasarlo nella legge civile, in modo che diventi obbligatorio anche per noi non credenti, le sembra giusto? A me, no. A me sembra che l’insegnamento della Chiesa debba valere per chi crede nella Chiesa, cioè per i “fedeli”. Ma non per i “cittadini”, fra i quali ci sono – e in larga maggioranza – i miscredenti, gli agnostici, i seguaci di altre religioni. Perché costoro devono adeguarsi a un “credo” nel quale non credono? La Chiesa ha tutto il diritto di continuare a predicarlo e di fare tutti i suoi sforzi per svogliare, per esempio, i medici dal praticare la cosidetta “ dolce morte” anche nei casi in cui la vita è diventata, per il paziente, una tortura senza speranza. Finch’essa opera e si appella alla Legge Divina, è libera di dire e fare ciò che vuole. Ma quando cerca di influenzare la Legge Civile, commette un abuso perché toglie al cittadino una scelta che gli appartiene”.
Di fronte a leggi come quella olandese, per la quale l’eutanasia, rispettate certe condizioni, non è un reato, taluni sono portati ad inscenare equivoci del tipo addirittura di una specie di “ suicidio di Stato”. “ questo è un equivoco – diceva il grande giornalista – al quale non posso rassegnarmi. “La mia opinione è semplicemente questa: che quando un invalido, per qualunque motivo lo sia, non ha più la forza di sopportare le sofferenze fisiche e morali che l’invalidità gli procura, e senza speranza di sollievo se non quello procurato dagli analgesici, ha il diritto di esigere dal medico il mezzo per abbreviare questa Via Crucis; e il medico ha il dovere di fornirglielo, sia pure riservandosi la scelta di una procedura che lo metta al riparo dalle conseguenze penali di una legge che andrebbe, come tante altre, aggiornata; ma che nessun Parlamento, né presente né futuro, mai sarebbe capace di affrontare senza trasformarla in una rissa di partito a scopi puramente demagogici ed elettorali”.
Indro Montanelli

lunedì 19 gennaio 2009

Riflessioni sui giovani e la politica

Quanti dei miei giovani coetanei pensano che la politica li riguardi, rendendosi partecipe dei loro problemi, delle loro ambizioni, dei loro bisogni?
E’ una domanda che mi faccio spesso; la risposta?
Pochi, pochissimi, mentre la maggior parte di loro vive nella totale indifferenza dalla politica.
Ma questo comportamento non fa parte dell’animo giovanile; Mazzini diceva che i giovani sono pieni d’ira e d’amore, e non si sbagliava.
Non siamo scansafatiche, buoni a nulla, bamboccioni; milioni di ragazzi si impegnano quotidianamente nell’ambito scolastico, in quello lavorativo, in quello sociale, in quello sportivo con infinita passione e sacrificio, raggiungendo ottimi traguardi.
Purtroppo c’è nell’aria un diffuso senso di rassegnazione che si allarga a macchia d’olio da persona in persona, creato da quegli imbecilli che continuano a trasmetterci la sfiducia nelle istituzioni.
I vari guru mediatici, stile Grillo e Travaglio, hanno contribuito alla trasformazione della percezione del ruolo della politica nella vita dei cittadini: una volta era vista come “l’arte del governar la polis”, oggi come il più malfamato dei mestieri.
Che la condotta dei nostri politici abbia pesantemente contribuito a questo cambio d’opinione è una verità sacrosanta; ma non è colpa del mestiere, è colpa di chi l’esercita.
Penso che le nuove generazioni abbiano un’urgente bisogno d’essere guidate con ottimismo, nello stesso modo in cui un padre prende per mano il proprio figlio mentre muove i primi passi fra mille pericoli.
Questo deve fare la politica: infondere fiducia e creare le condizioni per cui, chi vuol camminare con le proprie gambe, possa farlo.
Mazzini risvegliò un popolo inerte, mostrandogli che avrebbe ottenuto libertà ed indipendenza solo tramite l’impiego delle proprie forze; a noi giovani d’oggi manca quel magnifico esempio.

Immigrazione: chiudiamo momentaneamente le frontiere

Ogni volta che la problematica dell’immigrazione mi tocca da vicino, sia per contatti diretti con persone immigrate nell’ambito lavorativo ed in quello sociale, sia per le discussioni riguardanti queste tematiche che nascono fra amici e conoscenti, mi ritrovo a dover lottare fra l’istinto e la ragione.
L’impulso proveniente dalle viscere, ovvero l’istinto, mi riporta alla memoria quegli insegnamenti di carità e di assistenzialismo che la maggior parte di noi ha ricevuto nell’infanzia e nella prima adolescenza frequentando il catechismo cattolico.
Al primo impatto giudico tutte quelle persone che si ritrovano in terra straniera, per ragioni legate alle precarie condizioni socio-economiche dei loro paesi d’origine, come degne d’aiuto generoso ed incondizionato.
Confesso che questo metro di giudizio ha padroneggiato nel mio essere per diversi anni, poi, l’esperienza quotidiana e la volontà di analizzare obbiettivamente il fenomeno hanno creato le basi per cui un metodo più razionale d’approccio al problema potesse manifestarsi.
Così, addentrandomi nelle innumerevoli sfaccettature del caso, prese forma quel principio che ancora oggi ritengo valido: il buonismo non sempre si trasforma in bene.
Non bisogna dimenticare questo concetto se si vuole realmente aiutare queste persone, perché la nostra nazione non è una fonte in grado di dissetare l’umanità intera, ma possiede una piccola riserva d’acqua, che se ben gestita può dare sopravvivenza ad un numero limitato di persone.
Ogni stato, ogni paese, ogni luogo delimitato da confini possiede una certa capienza che va rigorosamente rispettata se si vuole garantire a chi la occupa un gradevole soggiorno.
Dobbiamo impiegare le nostre forze nello studio di questa capienza, per capirne l’entità e per scoprire quanti nuovi occupanti potranno stabilirsi in essa trovandosi a loro agio.
C’era una corrente di pensiero che vedeva negli immigrati un’indispensabile risorsa di forza lavoro, che avrebbe trovato impiego nei mestieri di manovalanza ormai ripudiati dai giovani italiani; ma oggi non ha più ragion d’esistere, perché la crisi economica mondiale risentita anche nel nostro paese, sta gravando in modo particolare proprio in quei settori: edilizia, metalmeccanica, agricoltura.
Ormai non si tratta più di capire se ci sono posti di lavoro per gli stranieri, ma se ce ne sono per gli italiani.
C’è poi la piaga di quegli immigrati che creando un’attività lavorativa in terra italiana decidono di non rispettare le nostre leggi, praticando l’evasione dai permessi e dalle tasse, il mancato rispetto delle norme di sicurezza, lo sfruttamento minorile; provocando concorrenza sleale nei confronti delle già precarie imprese autoctone.
Prendendo in considerazione questa realtà attuale, quante nuove persone potremo accogliere garantendogli un lavoro, una casa, il minimo indispensabile per una vita dignitosa?
Dobbiamo avere il coraggio di porci dei limiti, perché dire ai bisognosi che possiamo aiutare realmente solo qualcuno è meno atroce dell’utopia di voler aiutare tutti.
E’ da queste considerazioni che traggo la seguente conclusione:
chiudiamo le frontiere per un periodo medio/breve di circa due anni, per contarci e per capire quanti cittadini può effettivamente ospitare l’Italia, e per decidere finalmente quali regole potranno garantire una serena convivenza.

venerdì 16 gennaio 2009

Università, il decreto Gelmini è legge:

ROMA (8 gennaio) - Trasparenza nei concorsi, stop alle baronie, più spazio ai giovani, premi agli atenei con bilanci virtuosi e giro di vite per quelli in rosso: il decreto a firma Maria Stella Gelmini è legge. Con 281 voti a favore, 196 contrari (Pd e Idv), e 28 astenuti (Udc), l'aula di Montecitorio ha approvato in via definitiva il testo in materia di Università. Il ministro dell'Istruzione nega di aver ceduto alle pressioni dell'opposizione: sul maestro unico, dice, «nessuna marcia indietro».Hanno votato contro i gruppi del Pd, convinti che la legge è «un'occasione mancata per il diritto allo studio in Italia», e dell'Idv. Si è astenuta l'Udc «per offrire un'apertura di credito nei confronti del ministro Gelmini».Più soldi agli atenei virtuosi. Tra le novità della legge più finanziamenti (il 7 per cento del Fondo del Finanziamento Ordinario e del Fondo Straordinario della Finanziaria 2008) per le Università migliori: quelle con offerta formativa, con qualità della ricerca scientifica, efficienza delle sedi didattiche migliori. Gli atenei più virtuosi saranno individuati attraverso i parametri di valutazione Civr (Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca) e Cnvsu (Comitato nazionale valutazione del sistema universitario).Stop alle assunzioni per gli atenei «spreconi». Da oggi gli atenei che spendono più del 90 per cento dei finanziamenti statali (Fondo di Finanziamento Ordinario) in stipendi non potranno bandire concorsi per docenti, ricercatori o personale Più assunzioni per i ricercatori. Per favorire l'assunzione dei giovani ricercatori, il blocco del turn over (a quota 20 per cento nelle altre amministrazioni) viene elevato al 50 per cento. Delle possibili assunzioni presso le Università, almeno il 60 per cento dovrà essere riservato ai nuovi ricercatori. Con questi interventi si potranno assumere 4000 nuovi ricercatori.Borse di studio ai meritevoli. Borse di studio a tutti quelli che ne hanno diritto grazie all'incremento di 135 milioni di euro destinato ai ragazzi capaci ma privi dei mezzi economici. Previsti 65 milioni di euro destinati a progetti per residenze universitarie (1700 posti letto in più). Commissioni concorsi. Cambia la composizione delle commissioni che giudicheranno gli aspiranti professori universitari: a differenza di quanto accadeva finora, saranno quattro i professori sorteggiati da un elenco di commissari eletti a loro volta da una lista di ordinari del settore disciplinare oggetto del bando e da un solo professore ordinario nominato dalla facoltà che ha richiesto il bando. Nelle intenzioni del ministro, si eviterà di predeterminare l'esito dei concorsi e di incoraggiare un più ampio numero di candidati a partecipare. Gelmini: «Nessuna marcia indietro». Negando di aver fatto «marcia indietro», il ministro ha spiegato che il maestro unico «rimane il modello di base. Si è solamente compreso che non è incompatibile con il tempo pieno». Soddisfazione per l'astensione dell'Udc: «È un risultato importante, spero solo che sia un primo passo per condividere con l'opposizione una riforma organica dell'università».«Finita difesa status quo». «Il problema, ha detto Gelmini, non è l'assenza di riforme mancate». Insomma, per il ministro è finita l'epoca delle «università sprecone» e della «difesa dello status quo».La maggioranza difende il decreto Gelmini. La maggioranza plaude compatta alla riforma dell'università: «Più qualità, più meritocrazia, meno sprechi, meno privilegi negli atenei italiani. L'approvazione, da parte del Parlamento, del decreto Università garantisce l'avvio dellanecessaria riforma del sistema universitario nel nostro Paese». Ne è convinta Isabella Bertolini, componente del direttivo del Pdl alla Camera, perché, dice, le misure contenute nella legge «aiuteranno il rilancio qualitativo dell'Università italiana».Critiche dall'opposizione. L'opposizione, invece, scende in campo contro la riforma voluta da Maria Stella Gelmini. «L'università italiana soffre di una crisi e non sarà certo il provvedimento approvato oggi, con le sue misure insufficienti e in alcuni casi anche peggiorative, a riportare ad una situazione di normalità gli atenei». Così Mariapia Garavaglia, omologa del ministro Gelmini nel governo ombra, a proposito del decreto approvato stamani.

giovedì 15 gennaio 2009

La grande beffa della social card. Una su tre è senza soldi

ROMA - Si dice: morire di vergogna. "Avevo il Dixan in mano, anche una confezione di orzo e una scatola di tonno ma mi è venuto un presentimento: vuoi vedere che non funziona? Allora ho preso la tessera e ho chiesto alla commessa di digitare i numeri, io non vedo bene. Non era stata caricata. Avevo i soldi stretti nell'altra mano, già tutti contati, e glieli ho dati e così è finita. Non l'ho più usata". Maria Pia, 67 anni, è fuggita via dal supermercato di Viareggio rossa in viso, e meno male che non c'era nessuno in fila. Comunque in quel supermercato non ci tornerà più. La tessera di Tremonti è di un bel azzurro sereno. Come il cielo di Forza Italia, quello di una volta. Un tricolore ondulato la attraversa da sinistra a destra e sembra la scia delle mitiche frecce. "E' anonima naturalmente per non creare imbarazzo", commentò Silvio Berlusconi il giorno dell'inaugurazione della campagna dei 40 euro mensili ai bisognosi d'Italia. Anonima. Infatti ieri, supermercato Sma di Roma, commessa indaffarata alla cassa, signore anziano in fila: "Ha per caso la social card?". Il no è asciutto e risentito. "Scusi, ma era per capire come pagava". Lusy Montemarian non ha pagato, anzi è scoppiata in un pianto dirotto quando le hanno comunicato, come fa il medico alla famiglia del congiunto morente, che non ce l'aveva fatta. Un pianto raccolto da una microtelecamera di "Mi manda Raitre" e unito ad altri pietosi casi. Un mattone sull'altro, e un altro ancora. Alla fine si edifica questo incredibile muro della vergogna che attraversa la penisola e la trafigge senza colpa. La Social Card, il circuito Mastercard. Protagonisti di una favola. Una strisciata e via. La pensionata indigente che alla cassa del panificio, come la donna chic di via Condotti, apre il borsello, non tocca i soldi sporchi, ma sfila la carta di credito. Un secondo magnetico. Se la carta è piena. Se è vuota - e lo sono un terzo delle circa 500 mila distribuite - la pensionata deve restituire il pane e ritirare l'umiliazione pubblica.
Era il 19 giugno, era estate, e il ministro Giulio Tremonti annunciava una vecchia novità: la carta di credito per i poveri. Vecchia perché l'aveva pensata Vincenzo Visco, nell'arcaico '97: sconti sulla spesa, sugli affitti, sui beni di prima necessità. Vecchia perché l'aveva apprezzata Ermanno Gorrieri, comandate partigiano, fondatore del movimento Cristiano Sociali. Gorrieri è morto nel 2004. Nel 2008 è Tremonti a presenziare e presentare la svolta: una manovrina da 450 milioni di euro, 200 coperti dall'Eni, 50 dall'Enel, altri dalla Robin Tax. Togliere ai ricchi, dare ai poveri: 40 euro al mese, 80 euro accreditati ogni due mesi. Per un anno intero. Quattro mesi di annunci, di serrata organizzazione. Pronti. Si parte il primo dicembre. Attenzione: chi conserva 15 mila euro, in banca o alla posta, pensionato o disoccupato, non ha diritto alla carta di credito dello Stato. Sono in 520 mila a dicembre a chiedere la social card, pensionati con reddito dai 6 mila euro agli 8 mila, coppie di anziani, famiglie con figli a carico, non oltre i tre anni però. Con una sola casa di proprietà, un'automobile e un'utenza elettrica attiva. In fila, per ore, davanti ai 9 mila uffici postali. Perché chi completava le pratiche entro il 31 dicembre, aveva diritto a 120 euro (ottobre, novembre e appunto dicembre) di partenza. Una corsa verso il nulla. Perché il 30 dicembre, con ottimismo natalizio, l'Inps - che doveva accertare il reddito - dichiarava di aver ricaricato 330 mila tessere. Le altre erano vuote. Migliaia di italiani si sono ritrovati in mano una patacca. Una carta azzurra, di plastica, con il retro magnetico, il numero, il logo giallo e rosso della Mastercard. Belle, eccome. E di valore: si stima costi almeno 50 centesimi l'una, più 1 euro per la ricarica bimestrale, più il 2 per cento per le spese del circuito bancario. Uno scherzetto da 8 milioni e 500mila di euro, a pieno regime. Una lotteria per il mezzo milione di italiani che, soltanto alla cassa e davanti al commesso, saprà se la sua carta annonaria è buona oppure è uno scherzo del destino, se può permettere di fare la spese oppure di annunciare la propria povertà a tutti. Duecentomila tessere vagano scoperte di tasca in tasca, sospese o respinte. Duecentomila italiani, forse di più, le possiedono senza poterle utilizzare. Alcuni (pochi) lo sanno. Altri, molti altri, che non sanno, vanno incontro alla sciagura. Ci vuole del metodo per ideare una così lunga e inutile fatica. Prima fila: farsi certificare la povertà, la disgrazia assoluta. Seimila euro all'anno. In fila, naturalmente per vedersi attestata dal patronato la sospirata povertà. Poi l'Inps, le Poste, sempre in fila, sempre allo stesso modo. Infine, coraggio, andare al supermercato ed esibirla questa maledetta povertà. E poi, duecentomila volte finora, vederla svergognata: "La tessera non è carica". Ma ha letto bene? Per la social card un poveretto di Catania è ricoverato (coma farmacologico) in ospedale a seguito di furiosa lite, recita un dispaccio dell'Ansa del 3 gennaio scorso, generata "dalla discussione per l'ottenimento della social card". Giovanni Spatola, imbianchino di 47 anni, si è costituito ai carabinieri confessando di aver fracassato il cranio del conoscente con una chiave inglese. Chi dei due doveva ottenere la social card? A Verona boom di ritiri. Il dato, riferisce la direzione delle Poste, è connesso alla presenza nel luogo di molti istituti religiosi. Trecento tra suore e frati si sono presentati all'incasso. Nullatenenti. Perciò potevano. A Castelletto di Brenzone, minuscolo villaggio sul lago di Garda, ne sono state elargite più di cinquanta. Come mai? Lì ha sede l'istituto delle piccole suore della Sacra Famiglia. Amen. "Disagi e umiliazioni di ogni genere. Accreditategli questi benedetti quaranta euro sulle pensioni, così risparmierete dei soldi anche voi", ha consigliato Pierluigi Bersani ieri alla Camera al ministro dell'Economia. "E' la truffa del secolo, un flop, il più grande bluff tremontiano" , dice Franco Laratta, il deputato calabrese del Partito democratico mentre raccoglie le firme per un'interpellanza urgente sulla precoce agonia di questa tesserina azzurrissima, molto patriottica con quel fascio tricolore.

mercoledì 14 gennaio 2009

Consulenze ed incaichi esterni: chi deve controllare?

Bacchettata della La Corte dei Conti dell'Emilia-Romagna sugli enti della Provincia di Forli'-Cesena, che vengono invitati a rispettare maggiormente lo spirito delle norma che da' un giro di vite su consulenze e incarichi esterni. E' terminato l'esame dei magistrati contabili sui regolamenti interni degli enti in questa materia, e non mancano di segnalare importanti lacune. Nel mirino soprattutto i Comuni di Gambettola e Sogliano sul Rubicone. Per la magistratura contabile i due comuni cesenati presentano regolamenti che non contemplano il presupposto fondamentale di legittimita' secondo cui "l'amministrazione deve riscontrare in concreto al suo interno la carenza, sotto l'aspetto quantitativo e qualitativo, di una figura professionale idonea a svolgere quell'incarico".

Tratto da "Romagna Oggi"

Il perchè di questo Blog

Sono diversi anni che mosso dalla passione e dall'istinto mi occupo di politica, vivendo questa esperienza quotidiana alla ricerca del dialogo e del confronto con le varie correnti di pensiero presenti nella società.
Questo blog vuol essere uno stimolo all'ascolto delle opinioni altrui ed un laboratorio per la ricerca di soluzioni condivise.
Il mio sogno...è quello di abbattere quel muoro ideologico, retaggio del clima post-bellico, che ci mostra nemica ogni persona appartenente ad un' area politica diversa.
I giochi sono aperti...scrivete pure!!!

martedì 13 gennaio 2009

"Il fenomeno delle vibrazioni simpatiche avviene sempre quando un corpo sonoro vibrante ha vicino altri corpi sonori capaci di produrre lo stesso suono; quindi diremo che le vibrazioni che si propagano nello spazio sono capaci di mettere in movimento altri corpi elastici, sempre che questi abbiano la proprietà di poter produrre un suono corrispondente al suono emesso..."



Da "Suono e Ritmo" di E. Gubitosi